Askoll crea l’auto elettrica italiana che sarà prodotta forse in Cina


Askoll, questa sconosciuta
La Askoll è nata da una piccola invenzione del suo patron: un compattissimo motorino elettrico utilizzabile negli acquari. La soluzione ebbe un buon successo, tanto da spingere i vertici ad un salto di qualità. Ad oggi la stragrande maggioranza di elettrodomestici sono di motori elettrici – dalle ventole ai fornelletti, fino ai cestelli delle lavatrici e i termostati delle caldaie – rigorosamente targati Askoll. Ma c’è un altro settore dove la Askoll è particolarmente proficua: mobilità ad emissioni zero. In listino ci sono le biciclette a pedalata assistita eB1 ed eB2 (rispettivamente a 1.290 e 1.490 euro) e gli scooter elettrici eS1 ed eS2 (2.290 e 2.490 euro). Tutti prodotti interamente in Italia.
Nuovi spazi
Un mercato, quello dell’elettrico, ancora non del tutto decollato ma con ampi margini di successo. La Askoll ha infatti investito nella realizzazione di una vettura elettrica biposto, compatta e dalle dimensione contenutissime. “A che serve un SUV per cinque persone che va a 190, quando in città è difficile toccare una media di 30 all’ora, si viaggia da soli o in due, e non si trova parcheggio?” spiega l’ad Alessandro Beaupain. La mancanza di colonnine di ricarica ed i prezzi entry-level particolarmente elevanti sono stati superati da Eva, l’auto progettata da Askoll, che si ricarica in una sola notte dalle normali prese delle corrente che popolano le nostre abitazioni. Tocca gli 80 orari, ha una autonomia di 200 chilometri e per percorrere in un anno 7mila chilometri consuma l’equivalente di 50 euro in corrente elettrica.

Delocalizzazione
È da tre anni, con 30 milioni impiegati, che la Askoll è impegnata in questo progetto. Marioni e Beaupain vorrebbero fabbricarla in uno stabilimento di Rovigo ma per questa evenienza sono necessari tra gli 80 e i 120 milioni: una cifra che nessuna banca e nessun investitore italiano è disposto a trattare, ma che invece potrebbe arrivare da un’impresa cinese ubicata a cento chilometri da Shangai. “Se decidiamo di portare lì la produzione” – continua Beaupain intervistato da La Stampa – “è perché non solo ci hanno offerto il denaro necessario a mettere in campo il progetto, ma anche una serie di facilitazioni oggi impensabili nel nostro paese“. La decisione ultima, però, non è stata ancora presa. E fluttua ancora il sogno di una vettura elettrica Askoll tutta italiana.